Secondo appuntamento per la Rassegna teatrale Tempo d’Aurora.
In scena “La Locandiera” di Carlo Goldoni, per la regia del giovane talento siracusano Massimo Tuccitto.
“Gli esseri umani, anche troppo spesso, non si dicono la verità gli uni agli altri; non se la dicono perché vogliono ingannare l’altro, oppure perché vogliono ingannare se stessi, oppure per entrambe le ragioni insieme. Chi non sa dire a se stesso tutta la verità è destinato a ripeteresempre gli stessi errori.”
Il 31 gennaio 2013, ore 21.00, presso la Sala Randone di Via Malta (Siracusa)
La Locandiera di Carlo Goldoni
con
Giuliana Di Stefano
Mirandolina
Alessandro Aiello
Cavaliere di Ripafratta
Luca Di Mauro
Conte D’Alba Fiorita
Giovanni Ruggieri
Marchese Di Forlipopoli
Elisa Golino
Dejanira
Massimo Tuccitto
Fabrizio
e la partecipazione straordinaria di
Doriana La Fauci
nel ruolo di Ortensia
Costumi
si ringrazia l’Istituto Nazionale del Dramma Antico per la concessisone
Scene
Fabio Gradenigo
Musiche
Umberto Ferro
Ass. alla regia
Elisa Golino
Direzione di scena
Mattia Fontana
Supp. Tecnico
Davide Allibrio
Grafica
Christian Vecchio
regia
Massimo Tuccitto
punti vendita biglietti:
Hmora, Casina degli Spiriti, Caffè d’Ortigia, Arci Siracusa (piazza S.Lucia)
costo biglietto 15 euro (12 per i tesserati ARCI)
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“Gli esseri umani, anche troppo spesso, non si dicono la verità gli uni agli altri; non se la dicono perché vogliono ingannare l’altro, oppure perché vogliono ingannare se stessi, oppure per entrambe le ragioni insieme. Chi non sa dire a se stesso tutta la verità è destinato a ripeteresempre gli stessi errori.”
Questo è il destino di Mirandolina, questo è il destino di chi come lei, sceglie di fingere a se stesse agli altri per arrivare ai propri scopi.
La Locandiera è capolavoro per questa ragione, la rivoluzione Goldoniana, non verte soltanto sul cambio di linguaggio e l’abbandono delle maschere, ma ciò che colpisce di questa commedia è l’assolutismo dei personaggi tutti, che disegnano un mondo di nobiltà e decadenza che, a mio modesto avviso, va’ oltre l’aspetto sociale del tempo, ma sopravvive ad oggi.
Il Conte, il Marchese, il Cavaliere, allora specchio di una nobiltà in cambiamento inevitabilmente richiamano a figure di nuova memoria, come politici, commendatori e cavalieri vari, ma è in Mirandolina che Goldoni dipinge indissolubilmente un modo non solo di essere donna, ma di essere.
La sua finzione, il suo recitar nella recita, se da un lato è piacevole e gustoso, dall’altro ne mostra una solitudine di sentimenti dal quale lo stesso autore ci vuole mettere in guardia. “Sono tutti innamorati di Mirandolina”, ma Mirandolina non ama. Mirandolina c’è stata, c’è e sempre ci sarà. Per tale ragione la scelta è quella di un’astrazione temporale e spaziale, per formare una specie di bolla aerea nella quale si svolge la scena.